Biribì-Biribò

In contea rinomata
vive dolce damigella,
di un messer infatuata
perciò infelice poverella

Il cavalier di buon casato
la corteggia e la sospira
ma anche altro a lui tira
oltre al cor innamorato.

Spesso a corte è invitato
ma in mezzo ai commensali
non si può scoprire i veli
e perciò sta moderato.

Ma la forza d'attrazione
gli procura gran tormento
prende al volo un gran momento
chiede a un saggio una pozione.

Allor Merlino grande mago
confeziona magico unguento
da spalmarsi sul momento
proprio prima del gran svago.

Basta solo non sbagliare
perché formula incantata
e l'oggetto farà allungare
raggiungendo la bramata.

Un'altra magica dizione
basterà per riportare
a precedente dimenzione
e nessun potrà notare.

Così il baldo cavaliere
alla mensa circolare
si apprestò ad innovare
la magia del piacere.

La ben'amata principessa
alla mensa prese posto
avvisata che fu anch'essa
giustamente al lato opposto.

E fu allora che l'amato
ebbe prova lì per lì
dopo avere pronunciato
la parola Biribì.

E da sotto la tovaglia
la sua bella fu sfiorata
con sua grande meraviglia
da tanta grazia ricevuta.

La donzella rossa in viso
senza dar dimostrazione,
fece largo a quell'intruso
in opportuna posizione.

Una volta entrato dentro
il cavaliere bisbigliò
la parola del rientro
sottovoce il Biribò.

Fu ben lieto dell'operato
dopo presa la postura
della dama all'altro lato
con eccellente architettura.

Ma fu allora che il marito
per allietare la serata
chiese al giovane ardito
di cantar la serenta

Ebbe allora una trovata
ed a tutti lui cantò
una canzone costellata
di Biribì e Biribò.