Carlo, era un giovane di un paesetto di montagna: allegro, gioviale, estroverso; di mestiere faceva di tutto, spesso frequentava i mercati vendendo antichità, ossia più o meno, insomma si arrangiava. Il mestiere d’ambulante gli lasciava molto tempo libero. Nei pomeriggi si occupava nei boschi intorno al paese. I castagneti, le faggete e le pinete, erano la sua seconda casa. La caccia, la pesca e la raccolta dei funghi i suoi svaghi preferiti, ma mentre le prime due erano dei veri e propri divertimenti, la raccolta dei funghi rappresentava la sua prima fonte di guadagno. In capo all’anno riusciva a guadagnare bene, molto bene. Nelle sue scorribande nei boschi, qualunque fosse lo scopo, portava con se un fido amico: il suo Ciack. Ciack era un cane dal pelo lungo e bianco, macchiato di nero; novanta per cento setter, il resto tutte le razze del mondo, ma era un cacciatore nato. In paese tutti erano cercatori di funghi, ma Carlo li batteva tutti, lui era un campione, conosceva a mena dito tutte le selve, tutti i boschi, tutti i sentieri. A seconda della stagione, del tempo, del vento, dell’umidità sapeva dove andare, e ci andava a colpo sicuro. Ai compaesani, quando arrivavano nei posti noti per la produzione di funghi, non rimaneva altro che accontentarsi di quello che Carlo aveva dimenticato o lasciato.. cioè poco. Una vecchia wolsvagen sgangherata con il solo sedile dell’autista, con dei cerchi in ferro aggiuntivi per non rimanere nelle buche dei sentieri, era il suo mezzo di trasporto, ed era raro che tornasse in paese, senza che il suo "maggiolino" non fosse ricolmo di cassette piene di porcini.
Carlo era conosciuto in tutta la regione, aveva numerosi grossisti di funghi che venivano da lui giornalmente e ritirare il prodotto ordinato. I porcini sono un bene prezioso, si vendono bene e Carlo ci faceva lauti guadagni. In poco più di un mese di “lavoro” traeva il guadagno di un anno intero.. e che guadagno.. Ciack lo seguiva come un’ombra, tanti passi faceva Carlo, altrettanti ne faceva l’amico peloso.
Nella stagione propizia, Carlo si alzava ben prima dell’alba, riempiva il "maggiolino" di cassette vuote, scioglieva Ciack e sorridendo, lo incitava: Dai ciack si gira! E il cane sapendo già cosa l’attendeva saltava sull’auto nel suo angolino tra cambio e cassette. Poi, rombando, la vecchia auto si allontanava nella notte lungo sentieri tra castagni e faggi, diretta nelle zone dove Carlo sapeva che avrebbe trovato funghi. In paese era invidiato da molti, e se pur di funghi ce ne fossero per tutti,Carlo sapeva trovarne sempre di più. L’auto, l’astuzia, ma soprattutto quel suo cane, gli davano un vantaggio enorme. Sì, quel cane era un animale eccezionale e Carlo, si era detto mille volte che se ci sono cani da tartufo, perché non dovrebbero essercene da porcino? e se lo disse anche la prima volta che portò quel cucciolotto tremante, lungo i sentieri e i torrenti. Pensò molto a come fare per addestrarlo: pensò di mescolare del fungo nel mangiare del cane, ma non funzionò; pensò di insegnargli a trovarli inserendo un gambo di porcino seccato, nell’osso giocattolo di Ciack, ma non funzionò nemmeno quello, però un giorno quando aveva ormai perso la speranza di riuscirci, in una di quelle mattine in cui non si trovava nemmeno un fungo, improvvisamente, quando ormai stanchissimo stava per abbandonare la ricerca, intravide un porcino, piccolo striminzito, la rabbia fu tanta che con un calcio lo scagliò lontano in un fitto cespuglio di rovi. Ciack che non aveva perduto un solo gesto del padrone, si lanciò alla ricerca del fungo. Annusando, scodinzolando, mugolando, intrufolandosi nell’intrigo di rami e di spine, cercò e frugò, fino a riportare il funghetto ai piedi del padrone. Carlo rimase allibito, riprese il fungo e lo lanciò via lontano, e il cane in un attimolo depose di nuovo ai suoi piedi. Allora ebbe l’idea di non gettarlo, ma di nasconderlo, incitando poi il cane a cercarlo, il gioco funzionò, Ciack lo ritrovava ovunque. E fu così che il cane, sempre più spesso, intrufolandosi sotto intrighi di rovi e di felci, si metteva a mugolare, il padrone allora, chinandosi e facendosi largo tra il fogliame, coglieva intere “famiglie” di porcini.
Cominciò così il connubio Carlo Ciack. E il "maggiolino" si riempiva anche quando la stagione produceva quasi niente per gli altri. Per anni Ciack corse per quei boschi alla ricerca di funghi, fino ad un grigio mattino, quando Carlo lo trovò morente. Nessuno è mai riuscito a togliere dalla testa di Carlo che glie lo avessero avvelenato per gelosia. Un altro cane prese il posto di Ciack, ma non fu mai capace di trovare funghi. Carlo morì giovane di un male incurabile, ma in paese è rimasta la leggenda di Ciack sul quel maggiolino carico di funghi.
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