A ognuno i comodi sui

 

Ora è facile io lai ! Avè ir gabinetto in casa.

Una vorta era un casotto, vicin allo stallino,

er maiale ‘un profumava, di certo come rosa,

imagginate ner comodo qual’era l’udorino.

 

‘Un c’èrin matonelle, bianche e lustrenti,

ma còtani di fiume e matoni scarcinati,

contavo le scudersole, in fila né commenti,

le lessore facevino, da tende e da parati.

 

A tiro della mano, a un chiodo lì attaccata,

c’era guasi sempre un po’ di carta gialla,

e non come c’è ora, fina e improfumata,

che all’uso destinata, sembra di sciupalla.

 

Co’ la tazza d’oggi? ‘Un c’ènno paragoni,

sembra un regal trono ad uso de’ signori,

invece a tempi miei, restavi lì cuccioni,

scanzandoti le terga, da mosche come tori.

 

E se non ti stava bene, c’era un’artra via,

era vella di riallàe tra l’uva fra’olina,

ce n’avevo du’ filari, di rieto casa mia,

ti pulivi co’ pàmpani o coll’erba cavallina.

 

Ora sto drento casa e non per nulla male

La faccio volintieri, ar cardo e ar coperto,

senza l’udoracci, ben lontano dar maiale,

ma colla nostargia di vella bùa all’aperto.