Loretta Caselli

Vive nella zona collinare nord lucchese, e il contatto con la terra e la natura,
fanno sì che le sue opere "traspirano" di campagna. Hanno la fragranza del pane appena
sfornato, della focaccia con l'uva, e del bucato steso ad asciugare sul prato fiorito.
Il suo dialetto è meno "marcato" di quello parlato nella parte nord-est della piana lucchese,
è molto vicino al dialetto che si parlava nel centro storico della città.
Io rimasi "incantato" dalla sua poesia "Patate" perché ci ritovai la mia
infanzia, la cucina di un tempo, la vita di tutti i giorni.

 

" Patate"

Il lunedì mi' ma' le rifaceva
insieme al lesso che c'era avvanzato,
io mi riordo mi' padre che diceva :
" un le lasciate nel piatto che è peccato "

Il martedì èrin lesse e pò condite
così con l'olio o con il latte e buro ,
io brontolavo ( 'un mi son mai piaciute )
l'avrei volute appiccicà nel muro .

Il mèrcole però erino fritte
e io per prima..." o mà quante ne tocca ...? "
Ma lé metteva mano alle ciabatte,
" hai l'occhi che èn più grandi della bocca !" .

Il giovedì toccava alle polpette,
patate, ova cacio e peporino ,
mi' pà diceva " 'un le mangiate stiette,
mangiate il pane e fatene abbicino " .

Il venerdì c'èra la frittata ,
era mi' mà che la faceva a fette,
ma la sù mano da tutti era guidata ,
dovevin esse uguali tutte e sette.

Il sabato mattina dopo il pane,
c'era la teglia pronta per il forno ,
venivin' da leccà anco il tegame,
da dinni " io saravero ci ritorno " .

E la domenica fra urli ed orazioni ,
mi' mà si divertiva a fà gli gnocchi ,
con quelle mani un pò dentro i pastoni,
e un popò all'aria per ispartì gli stiocchi .

Di giorno, di sera, d'inverno e anco d'estate,
ero diventa una patata anch'io ...
" che c'è di bono mà.....? " " e rièn patate"
" anc'oggi...? " E mi' pà " ringrazia Dio " .

* * * *

"IL PANE DI MI' MA'"

 

Lo impastava nell'arcile col levame,

con quel grembiale tutto infarinato,

sarà che allora c'èra di più fame,

ma il pane così bono 'un'è più stato.

 

Si mangiava anco solo , così stietto,

magari qualche volta un popò oliato,

ma se ce la facevo di soppiatto ,

io ci mettevo qualche companatio .

 

Com'era bono... com'era saporito...!

l'avessi ora quanto pagherei....!

Solo a pensacci mi vien un appetito...

" o ma' una volta almeno lo rifai...? "

* * *

 

"FUNGHI"

 

Se tu li fai al tegame,la gnebita ci vole,

è guasi di rigore,che gusto che ni dà...!

Ma l'aglio è obbligatorio,ci vole in abbondanza,

fà dire alla pietanza " 'un mi potrai scordà "

 

Se li voi fà arostiti , scalda ben ben una griglia,

ma l'olio bono piglia, stà attenta 'un ti sbaglià ,

èn boni per contorno al pollo o alla bistecca,

i baffi si rilecca, chi li potrà assaggià .

 

Se invece li fai fritti, và ben l'olio di semi,

ma guarda che un'iscemi, ci devin galleggià ...

quand'enno infarinati, allora ce li butti,

però se c'enno tutti....da retta 'un li fà .

 

Se tu li voi fà secchi, per facci il sugo bono,

'un devin perde tono, ma devin scrocchiolà ,

pò quando vien l'inverno, si fanno rinvenire,

ma 'un'èn cose da dire , èn robbe da provà .

 

Ora te l'ho insegnati in tutte le maniere,

ti resta quel mestiere più duro da imparà ...

ma quello mi dispiace davero ma 'un lo insegno,

ti devi armà d'ingegno e andatteli a cercà .

***

 

 

"LA BISTECCA"

 

Mangià delle bistecche a casa mia...?

'Un s'è mai uso almeno mi riordi,

era un gran lusso andà in macelleria,

sempre quistion de' maledetti soldi .

 

Ma un bel giorno vense l'occasione,

dovevin andà tutti a fà una gita...

" 'un voi venii...? Dicci la ragione "

ma io zitta mi leccavo già le dita.

 

Me n'ero compra una bella grossa,

me la sarei mangia tutta intera,

du' foglie d'insalata verde o rossa,

ci vol che andà a girà tutta la tera.

 

L'abbrustolii bèn bene sulla brace,

pò la strusciai con l'aglio e temarino,

nessuno più di me era felice...

una bistecca e un bel bicchier di vino .

 

Quando fù cotta mi sembrò un miraggio,

mi parve d'esse la più grande diva,

dissi " a noi due..." e feci il primo assaggio...

oddio, che delusion...era cattiva.

 

La risentitti... macchè 'un mi piaceva,

" qui c'è qualcosa che 'un'ha funziono,

eppur c'ho misso quel che ci voleva,

l'ho unta per'unfincon l'olio bono..."

 

La presi e la tirai dalla finestra,

con quanta rabbia io c'avessi addosso ,

" che almeno il cane oggi facci festa,

( ma ni restasse di traverso l'osso ) "

 

Fù in quel momento che mi vense in mente,

quando ormai era in bocca all'animale

e fra un popò 'un mi piglia un'accidente...

ecco che aveva....ci mancava il sale .

 

* * * * * * * * * *

"LA ZUPPA DELLA VITA"

 

Ci vole l'ottimismo e l'ironia,

e amore, amore, amore e ancora amore,

du' gocce d'entusiasmo che ni dia

ogni pò quel tocco di colore.

 

Ci vole come il pane l'onestà,

e 'un ti scordà di mette nel laveggio,*(pentola)

una bella dose d'umiltà

e una grattatina di coraggio .

 

Mettici da te della pazienza,

'un'è mai troppa 'un ave' paura,

và mescolata insieme alla speranza ,

e un giorno potrà fà bella figura.

 

Che 'un ci vadi astio ne rancore,

avidità , aroganza o gelosia,

quelle enno erbacce rovinino il sapore,

sciupin ogni 'osa van tirate via .

 

Mettici invece della comprensione ,

e una bona dose d'altruismo,

magari anco qualche bona azione,

che copri quell'odore d'egoismo.

 

A questo punto ci vol della costanza,

di rumà sempre per il verso giusto,

finché 'un'è più la solita pietanza,

ma a pogo a pogo* sentirai che gusto. (poco)

 

Diventerà pian, pian così squisita,

tanto che anco quando il fòo si spenge,

profumerà ancora " la tu' vita " ,

e ancora e ancora ne voranno attinge .