Giacomo Bini
(uno dei membri fondatori della Associazione Culturale Cesare Viviani)

Giacomo, un poeta che affida ai versi le sensazioni più profonde di uomo dinamico, alle-gro, esuberante, loquace, spesso anche “ironicamente mordace” ma "incorreggibilmente" sentimentale.

Vive a nel Capannorese, scrive fin da ragazzino ed affida alla penna tutta una vita di emozioni, in una creatività prevalentemente in lingua, ma che lascia anche un piccolissimo spazio alla satira in vernacolo Lucchese. La sua penna traccia sempre un solido legame tra uomo e cuore, tra il corpo e l’anima, come in questa bellissima poesia d’amore per il padre:


“FINCHÉ TU VORRAI”

Padre
finché tu vorrai ti farò da figlio
per amore.
Perché proprio tu?
Mi chiesi quando udii il male
percuotere le tue ossute spalle
perché proprio tu?
Voci a me ignote ringhiarono contro il cielo
quando ti deposi impaurito
sul tuo letto
e fu un urlo atroce
la sirena che lacerò quella notte ed il mio cuore.
Padre
il tempo sbriciola anche la roccia
ma non la mia memoria
e ora li vedo chiaramente
i tuoi amari tormenti
la tua pacata saggezza
i tuoi affanni
anche se mi offusca un poco gli occhi
il mio desolato pianto di rimorso
per la mia impotenza
per le cose che non ti ho ancora detto
per quelle che non ho ancora fatto.
Ma finché tu vorrai, padre
io ti farò da figlio
per amore.

 

E ancora l’amore è esaltato in questi versi dedicati ad un figlio desiderato e mai avuto:


“FIGLIO”


Tutte le volte che
penso a te
che non sei stato
che non sarai
e sono tanti i minuti di un giorno
un sottile dolore mi lacera i pensieri
e inconsciamente mi riduco
a contemplare il tuo silenzio
Dopo il sudore della vita
anch’io tornerò a dormire
ma senza che tu abbia
potuto ascoltare le mie favole.

Mentre la nostalgia per la sua fanciullezza viene esaltata da questa sua poesia


“LE TANE DI VOLPE”


Spesso ritorno
là dove prendono il volo le foglie;
là dove la nostra vecchia casa
emerge in silenzio ancora
come un bucaneve
dietro alle polverose siepi d'agosto
Tra gli identici castagni
coi quali
giocavo a dipingere col cielo disegni fantastici
cerco pensoso quel fanciullo
dal cuore ricolmo di poesia
lo non sono più quello
Anche gli odori
sono sempre gli stessi
ed i rumori
e i miei occhi
non sanno più scorgere sotto la felce
le tane di volpe
Agitano la mente
nebbiosi pensieri e ricordi
e le mani ghermendo le bacche
non sanno nascondere un'antica stanchezza
ma il suo passo è pesante
su questo angusto sentiero di polvere
Vorrei chiudere gli occhi
e come allora coi piedi scalzi
cercare nella pozza
del fango la fredda morbidezza
poi con le braccia aperte tentare d'afferrare di nuovo
i cerchi concentrici della luce
ed in quell'assoluto silenzio
ritrovarmi ancora.



 



Filettole

(Con mia madre nel luogo della strage)

 

Il tuo claudicare incerto

ritmò il nostro muto cammino

nel vuoto immenso

della piazza angusta.

 

Mi sorprese il tuo prendermi

per mano come da bambino.

 

Le tue parole

gravi come questa valle

dove venne sparso il sangue

innocente della mia stirpe,

tremando

nella tua voce echeggiarono

acri ad ammonire:

-“La Memoria!!”- Mi urlasti

strattonandomi forte

per scacciare via il dolore.

 

-“La Memoria!!”-

Ripetesti urlando più forte.

-“ Per non ripetere più quegli orrori!”-.

 

I tuoi occhi

nei miei occhi

a penetrare il muro della mia angoscia

a sciogliere il ghiaccio della tua disperazione.

 

Mi abbracciasti.

Ed io ti strinsi forte

senza sapere

che quella

sarebbe stata

l’ultima volta.

*****************

 

Sono un dado

 

Gli angoli del tempo

si sono smussati tutti

durante l'esistenza

vissuta nel mondo

tra innumeri sospiri

di forte rimpianto.

Adesso sono un dado

che non ha numeri però,

sulle sue facce;

e servo a me stesso soltanto

per giocare una partita

che fine non può avere

col mio morire per il tempo della terra.

E allora così,

ogni tremore della vita

forse è una mano dell'eterna partita

che gioco come dado,

che gioco come uomo

che vive se stesso

come se fosse soltanto

un'eterna avventura .